Nella sua vita scrisse molto, era un artista dei versi apprezzato e conosciuto, ma le sue opere andarono distrutte in un incendio e di esse non rimase quasi più nulla, purtroppo. Si salvarono solo questi pochi manoscritti e alcune foto...
Antonino Pedalino è nato a Catania il 18 aprile 1897 da Salvatore Pedalino e Palma Garipoli. Primogenito di quattro figli (tre maschi e una femmina), durante la prima guerra mondiale si arruolò in marina e, imbarcato su una nave da guerra, ebbe la mansione di cannoniere, riportando, a vita, un sibilo all’orecchio. Il 28 aprile 1923 si unisce in matrimonio con Giovanna Fazio, procreando 12
figli (sei maschi e sei femmine). Questi furono gli anni dell’emigrazione di massa dalla Sicilia per i paesi del Nord e dell’America e lui, costatando che a costoro servivano dei bagagli per viaggiare, pensò di produrre delle valige di cartone. Coadiuvato dai figli, si adoperò ad acquistare cartone e accessori per assemblarli e trasformarli in valigie. Prima dell’avvento della seconda guerra mondiale, cambiò lavoro diventando imprenditore di confezioni da uomo. Egli comprava a prato i tessuti, le forzaglie, le fodere, i bottoni, l’ovatta e quant’altro serviva per trasformarli in abiti da uomo. Collaborato dalla moglie, faceva con il cartone i modelli, nelle varie misure, delle giacche e dei pantaloni per poi tagliare i tessuti, sempre nelle varie misure. Quindi l’involucro contenente il tessuto con il relativo accessorio veniva consegnato alle sarte esterne per la
cucitura artigianale. Alla riconsegna
venivano accoppiati pantaloni e giacche
nei vari relativi colori e misure, che
quindi diventavano abiti da vendere
all’ingrosso e al dettaglio.
Questo fu il periodo della maggiore
ispirazione per la poesia, tanto che la
sera, quando andava a letto, si premurava
a mettere sul comodino “fogghiu
e pinna pi l’appunti”.
Nel contempo, data la sua passione per la poesia, si era associato ai giornali
dei poeti e scrittori dialettali come: Po’
t’ ’u cuntu; La Torre; Voci Dialettali.
La sera, dopo il lavoro, si riuniva nelle
“putie” con gli amici poeti, ovvero con
Ciccio Spampinato, Carmelo Danese,
Salvatore Di Pietro, Giovanni Isaja,
Giuseppe Nicolosi Scandurra.
Alla fine degli anni ’50 si sviluppò un
incendio nella propria abitazione e,
sfortunatamente, vennero bruciati dal
fuoco i quaderni con appunti e poesie
precedentemente scritte.
Nel contempo i figli crebbero ed egli
si premurò ad aprire per loro numerosi
negozi di confezioni che fece gestire ai
maschi, dietro la sua supervisione, per
poi, al momento del matrimonio, donarli
ad ognuno di loro.
La passione per la Poesia non l’abbandonò
mai fino alla fine dei suoi giorni,
che avvenne il 12 maggio 1979.
Rosario Belfiore
Biografia dell'autore
Antonino Pedalino

figli (sei maschi e sei femmine). Questi furono gli anni dell’emigrazione di massa dalla Sicilia per i paesi del Nord e dell’America e lui, costatando che a costoro servivano dei bagagli per viaggiare, pensò di produrre delle valige di cartone. Coadiuvato dai figli, si adoperò ad acquistare cartone e accessori per assemblarli e trasformarli in valigie. Prima dell’avvento della seconda guerra mondiale, cambiò lavoro diventando imprenditore di confezioni da uomo. Egli comprava a prato i tessuti, le forzaglie, le fodere, i bottoni, l’ovatta e quant’altro serviva per trasformarli in abiti da uomo. Collaborato dalla moglie, faceva con il cartone i modelli, nelle varie misure, delle giacche e dei pantaloni per poi tagliare i tessuti, sempre nelle varie misure. Quindi l’involucro contenente il tessuto con il relativo accessorio veniva consegnato alle sarte esterne per la
cucitura artigianale. Alla riconsegna
venivano accoppiati pantaloni e giacche
nei vari relativi colori e misure, che
quindi diventavano abiti da vendere
all’ingrosso e al dettaglio.
Questo fu il periodo della maggiore
ispirazione per la poesia, tanto che la
sera, quando andava a letto, si premurava
a mettere sul comodino “fogghiu
e pinna pi l’appunti”.
Nel contempo, data la sua passione per la poesia, si era associato ai giornali
dei poeti e scrittori dialettali come: Po’
t’ ’u cuntu; La Torre; Voci Dialettali.
La sera, dopo il lavoro, si riuniva nelle
“putie” con gli amici poeti, ovvero con
Ciccio Spampinato, Carmelo Danese,
Salvatore Di Pietro, Giovanni Isaja,
Giuseppe Nicolosi Scandurra.
Alla fine degli anni ’50 si sviluppò un
incendio nella propria abitazione e,
sfortunatamente, vennero bruciati dal
fuoco i quaderni con appunti e poesie
precedentemente scritte.
Nel contempo i figli crebbero ed egli
si premurò ad aprire per loro numerosi
negozi di confezioni che fece gestire ai
maschi, dietro la sua supervisione, per
poi, al momento del matrimonio, donarli
ad ognuno di loro.
La passione per la Poesia non l’abbandonò
mai fino alla fine dei suoi giorni,
che avvenne il 12 maggio 1979.