Luisa nasce negli anni cinquanta in un paese dell’entroterra siciliano. Vive serena fino a quando, all’età di sei anni, ingannata dai genitori, si ritrova rinchiusa in un collegio, dove subisce percosse e umiliazioni dalle suore. Dopo quasi tre anni, tornata in famiglia, è costretta ad abbandonare la scuola per fare la pastorella. A dodici anni disperata fugge di casa, dorme fuori una notte. Pentita, fa ritorno il giorno dopo, ma in paese la gente la addita come una “svergognata”, facendola sentire, per tanti anni, sporca e indegna. Grazie alla amata sorella Angelica e, paradossalmente, alla compassione di una suora, trova la forza di risalire la china e a diplomarsi. Si sposa ancora giovane e diventa madre. Tra stenti e sacrifici, determinata a cambiare il proprio destino, riesce a riscattare il suo passato, ottenendo il rispetto anche di chi, un tempo, l’aveva umiliata ed emarginata.
Il libro è un monito per i genitori e, al tempo stesso, una denuncia delle sofferenze fisiche ed emotive, spesso invisibili, che molti bambini ancora oggi subiscono, non solo negli istituti, ma anche all’interno delle loro stesse famiglie. L’inganno produce nel bambino una ferita emozionale profonda; la violenza fisica scava nel suo cuore una voragine, condizionando il suo comportamento e le sue scelte future. Alcuni, come Luisa, troveranno riscatto nello studio e nel lavoro; altri cercheranno disperatamente quell’amore negato, rischiando di ripetere il ciclo della sofferenza. Il passato lascia cicatrici indelebili, ma ognuno ha dentro di sé la forza per trasformare il dolore in rinascita.