Anche questo secondo romanzo della trilogia, dopo “La Promessa”, è una storia di fantasia. Dove l’amore e il dolore, però, sono veri.
Questa è la storia di un dipinto con i suoi personaggi effigiati. Nella folgorazione di una bellezza non umana.
Una sorta di università del sapere rivolta al mondo in un movimento lirico, quasi una sequenza ritmica, drammatica, di una revisione critica della cultura del mondo. Così e come non umana appare la figura di colui che affida a Michele l’incarico per acquistare quel dipinto del grande Urbinate.
Ma dietro quel dipinto si cela una verità sconcertante dove l’amore e il dolore svelano il significato delle cose.
Dove si sarebbe celata la magia?
Michele rimane impegnato in qualcosa di epico, di eroico dove tutto l’universo sembra sfumare in una immagine distorta del reale, dove l’uomo, tutto l’uomo diventa una piccola esistenza non significata, un universo non più comprensibile e la terra, tutta intera, un piccolo sbadiglio dell’universo, dove i tre protagonisti, infimi poeti della vita, si trovano a vagare per le vie di una Betlemme in fiamme alla ricerca di un sorriso di Dio.
Questa è la storia di un dolore che può salvare il mondo. In un’atmosfera quasi surreale, anche questa seconda opera si dipana attraverso elementi indiziari che, a poco a poco riescono a rendere presente l’Amore nel destino dell’uomo.
Occorrerà scongiurare una guerra planetaria rimanendo lontani dalle vanità fallaci, dalle malizie del peccato, dalla saccenteria e dalle false verità del maligno.
Ed è qui che ancora una volta, la sceneggiatura dell’uomo diviene trama mistica e la trama mistica diviene miracolo.
Biografia dell'autore
Francesco Mastromarino
