Biografia degli autori
Giuseppe Moreschi

Già il suo luogo di nascita ricorda la “casualità”: l’Isola di Rodi in Grecia nel 1939 era la colonia italiana dove si incontrarono il papà, mantovano, reduce della guerra di Etiopia, e la mamma, bambinaia cremonese. Evacuati dall’isola nel 1943 con l’ultimo aereo verso l’Italia, Giuseppe e la mamma in piena guerra, attraversano in treno, tra mille peripezie, tutta la penisola per raggiungere Mantova ed essere accolti nella casa degli zii. Tornato dalla prigionia papà Ermes riprende il lavoro nella Dogana di Venezia dove si trasferirà tutta la famiglia. Giuseppe si diploma e inizia la sua vita lavorativa, ma la sua voglia di andare oltre la laguna veneta lo spingono a fare un’esperienza di lavoro nella grande città, Milano. Nonostante i successi sul lavoro, ricerca una quiete sociale diversa e si trasferisce in Toscana per dedicarsi all’allevamento di animali da cortile. Ma è da imprenditore edile che ritorna nei cantieri del Nord Africa con una avventura umana incredibile di cui pubblica un libro. Si trasferisce a vivere in Canada e poi negli Stati Uniti da dove viaggia per lavoro nel mondo in oltre 65 paesi. Annota i suoi viaggi con scrupolosità per concepire un nuovo modo di viaggiare con il concetto di Turismo casuale.
Maria Cristina Moreschi

Nasce a Milano e già dai primi mesi di vita viaggia intensamente con i genitori. Si trasferisce in Toscana dove gode della cultura e civiltà di quei luoghi. In Veneto frequenta l’Istituto d’Arte di Venezia e si laurea in Architettura. Appena può, prende il suo zaino, a cui vengono cucite piccole bandiere di tutto il mondo, per scoprire nuove culture e civiltà, soprattutto in Asia. Nei numerosi viaggi in Canada e negli Usa inizia la scoperta del Nord America, uno dei suoi luoghi del cuore. La passione per la fotografia la vede impegnata nell’organizzazione di diverse mostre fotografiche dove vengono esposti i suoi scatti.
Da donna in movimento, come ama definirsi, continua a camminare per le strade del mondo con la sua macchina fotografica, cercando di cogliere quell'attimo di incontro con l'altro che le permette, ancora, di essere libera.