Libri dell'autore
Violenza fatta in casa
Le storie vere di sette persone, più una
Gaddo de Anna
pagine: 276
Sono interviste effettuate a chi volontariamente ha accettato di narrare la propria esperienza, poi trasformate in racconti. Il tema, quello della violenza perpetrata fra le mura domestiche. Nascosta agli occhi dei più, troppo spesso classificata come “naturale che sia”, è la forma più vigliacca di sopraffazione, anche perché espressa nei confronti: di donne, bambini, anziani. Cioè verso chi di solito non ha la forza di reagire. La donna, perché cresciuta nella cultura dove è lei che deve ubbidire al marito, al padre o a chi altro. Perché la moglie è del marito; ma anche il marito è della moglie. E, che è pure peggio, i figli sono dei genitori. Ma nessuno appartiene a nessuno, se non lo vuole lui e fino a dove lo decide lui. Mio figlio è mio figlio, ma non è mio; mia moglie è mia moglie, ma non è mia. E’ di sé stessa; tuttalpiù, ma solo se lo vuole, può prestarsi in comodato. I bambini, poi, che si fidano degli adulti, uomini o donne non importa, perché da loro si aspettano gioco, affetto, protezione, rifugio, favole. E invece si ritrovano in casa il mostro che li abusa, li violenta, fa loro del male. Rischiando loro stessi di divenire, da adulti, mostri abusanti nei confronti di altri bambini. Sono storie di vittime reali di violenze brutali, psicologiche sessuali, non importa: di violenza. Ad ognuna di loro il nome di un fiore.
Dieci piccoli pachistani
Dieci storie per dieci racconti
Gaddo de Anna
pagine: 176
Dieci racconti dieci, nati da dieci interviste dieci. Figli legittimi, quindi, di narrazioni di vita sofferta, subita proprio malgrado. Persone fuggite da una società, dalla quale sono state costrette a scappare per salvare la vita propria nonché, il più delle volte, della propria famiglia. Hanno lasciato la propria casa, gli affetti, le amicizie, il lavoro che avevano per giungere, in un modo o nell’altro, sin da noi. Corso rischi incredibili lungo viaggi ostili, affrontando situazioni che vanno aldilà dell’umano. Tutti i racconti terminano con l’arrivo al confine italiano. Quello che si è inteso, infatti, con questi racconti, è stato di illustrare il perché vi fossero giunti, al confine italiano. Chi li insulta, e sono molti, troppi, nulla sa di tutto questo e spara sciocchezze con la sicumera e l’arroganza di chi sa, perché crede di sapere. Era Socrate che affermava: ”Io so, perché so di non sapere” e non certo “Io so perché sono convinto di sapere”.