Soltanto per pura curiosità, provate un giorno a chiedere: conosci Karl Marx? Quali sono le sue opere?
I più, con buon piglio, potrebbero parlarvi di un politico, filosofo, economista che ha scritto Il Capitale e il Manifesto del comunismo. Chiedete poi lo stesso per Adam Smith; qui le risposte sarebbero silenzi e sorrisi imbarazzati. Paradossale. Quel Marx che ha teorizzato l’abbattimento rivoluzionario del mondo in cui viviamo in Occidente, il capitalismo, sembra imprescindibile per formare le nostre moderne coscienze civili e democratiche. Invece Smith, che ci ha insegnato (attraverso La ricchezza delle nazioni) l’importanza di coniugare libertà, impresa, sviluppo e benessere, è un “emerito” sconosciuto che si cita in rarefatti simposi specialistici per addetti ai lavori. Domanda maliziosa: perché è arcinoto e pure arci insegnato chi ha predicato un’ideologia fallimentare, mentre è arci sconosciuto e arci sottovalutato chi ci ha prospettato l’idea di un mondo tollerante ed intraprendente per ricercare la felicità? C’è un trucco? E se c’è, dov’è? Leggete il libro da cima a fondo e ne scoprirete delle belle.