Castelforte. In una notte di marzo di fine Ottocento, sotto un cielo gonfio di una neve insolita, la piccola Regina osserva le orme dei suoi piedini nudi impresse in un manto immacolato. Figlia di una prostituta, cerca di guadagnarsi un tozzo di pane raccattando legnetti per strada, in un borgo di montagna che già la marchia come figlia del diavolo, e la proietta all’inesorabile destino di sua madre. Ma sarà il cigolio delle ruote di un carro su quei sentieri serpeggianti che condurrà le orme di Regina a correre sulle tracce di una vita che forse ha ancora qualcosa da darle. Il sorriso schietto di Adele e l’amore della donna per la piccola la porteranno fuori dalle mura di Castelforte, al di là di quell’orizzonte appena intuibile oltre le cime dei monti. Lontano dal borgo nefasto, lontano da quella lurida stamberga malandata che era la sua casa; lontano dal mondo corrotto e immorale di sua madre, Fiorenza, la crudele donna indegna di aver dato alla luce quella creatura così pura, eppure da lei tanto disprezzata. E allora via, alla volta di luoghi sconosciuti, con una Compagnia di girovaghi cantastorie, per inseguire il sogno di un destino più felice in una Montmartre mascherata di desideri e piaceri, di luci sfavillanti e giostre vorticose di affetti, magia, lustrini e papillon. E lì, oltre la Butte che si staglia sotto il cielo picchiettato di stelle, oltre l’orizzonte madido di albugine che appanna le luci, i suoi fragili occhi infranti sul cristallo di un bicchiere ancora colmo di essenza di laudano, in quegli ultimi strascichi notturni che colorano i barlumi parigini ubriachi di follia, Regina, divenuta Adèle sul palco del Moulin Rouge dopo anni trascorsi nel circo di Monsieur des Fous tra uomini mostri, nani, giganti e cavallerizzi, risorge dalle ceneri di una vita meschina, per divenire dapprima mantenuta di un duca, e successivamente brillante étoile del Tetro dell’Opéra, prima di fare ritorno, come cigno morente in un lago di speranze, al borgo natìo, nell’amata e sospirata Casa dei Melograni.
Sabrina lzzi nasce a Campobasso, ma vive a Torella del Sannio, un piccolo borgo nel cuore del Molise immerso nella natura incontaminata. Già da bambina mostra spiccate attitudini verso l'arte, la scrittura e la letteratura in genere e, dopo aver con seguito la maturità classica, si iscrive alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi del Molise, dove consegue la laurea con una tesi in Storia dell'Arte Moderna. Subito dopo decide di intraprendere un' esperienza nell' Esercito Italiano e successivamente, nel 2008, inizia a scrivere racconti, quando, spinta dalla passione per l'arte e la scrittura, indaga nelle vite di quegli artisti che, pur facendo parte a pieno titolo della storia dell'arte, sono sempre rimasti nascosti al clamore pubblicita rio della nostra epoca, e vi si accosta con piglio romantico, pubblicando le loro storie su diversi quotidiani, non solo locali.
Nel 2016 pubblica il suo primo libro di racconti brevi, intitolato "L'ombra dei ricordi" che la porterà poi a pubblicare, nel 2017, il romanzo "Anche la pioggia nelle scarpe", nel 2018 "Il giardino degli aranci" e nel 2019 "Regina dei Melograni".
Biografia dell'autore
Sabrina Izzi

Nel 2016 pubblica il suo primo libro di racconti brevi, intitolato "L'ombra dei ricordi" che la porterà poi a pubblicare, nel 2017, il romanzo "Anche la pioggia nelle scarpe", nel 2018 "Il giardino degli aranci" e nel 2019 "Regina dei Melograni".