Libri dell'autore
Fuori dal...Comune
Il laboratorio maieutico di Dolci e il living lab, esperienze di sussidiarietà orizzontale a confronto
Enrico Pintaldi
pagine: 456
Malgrado eminenti studiosi abbiano riconosciuto l’importanza del metodo maieutico, nessuno ha mai proposto il confronto con altre applicazioni del principio di sussidiarietà orizzontale. Eppure, basterebbe ripercorrere alcune delle tappe più significative dell’impegno civile di Danilo Dolci per ritrovare gli stessi tratti caratteristici delle iniziative promosse dai sostenitori del ruolo attivo della cittadinanza. La presentazione di alcune comunità, organizzate in laboratori viventi, consente di avviare la comparazione. Per affrancare dalla schiavitù delle deleghe, sono nati veri e propri hub che gettano ponti nell’universo monadistico imperante, producendo quella spinta gentile verso la visione pionieristica di ecotono urbano. Un terreno di transizione fra culture di diversa provenienza, dove applicare il modello del PDCA (plan-do-check-act) e lasciarsi sorprendere dall’imprevedibile. Di qui, l’idea di applicare una strategia operativa ad una pubblica amministrazione: uno spin-off fuori dal…Comune. L’ambiguità semantica, generata dal gioco di parole, esalta lo spirito visionario della proposta che, sebbene possa apparire utopistica, attende solo di essere attuata sul campo. Un luogo autonomo in cui un elemento, derivato dal corpo originario, ruoti letteralmente via. Una “costola” che, al di fuori del contesto tradizionale, generi un organismo nuovo e sia in grado di rinnovare. La meta finale è quella di sterilizzare la logica a silos, motivare il personale coinvolto nel processo di restyling e migliorare l’appeal dell’ente locale, rendendolo più attraente. Il saggio non ha alcuna pretesa accademica ed è rivolto sia agli operatori del settore che alla platea dei cittadini. In appendice, alcuni inediti “fuori tema” che evidenziano l’attitudine dell’autore alla scrittura emozionale nonché la scheda di valutazione della tesi di dottorato.
Comunicazione operativa etnologia e media in Afghanistan
Esperienze dalla provincia di Herat (2005-2011)
Gianfranco Manchia, Enrico Pintaldi
pagine: 110
Nella storia dell’Afghanistan gli anni dal 2001 al 2021 sono stati segnati dalla presenza militare degli USA e della Nato. Tale occupazione è stata decisa a seguito dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers, finanziato, condotto e rivendicato da Al Qaeda. La ferma opposizione alla consegna di Osama Bin Laden da parte dell’Emirato islamico ha portato all’invasione dell’Afghanistan ed ai successivi due decenni di guerra. Nei drammatici giorni della ritirata delle forze armate appartenenti alla coalizione occidentale, è inevitabile tracciare un bilancio complessivo di quelle drammatiche vicende. Alla politica internazionale spetta il compito di analizzare, capire ed evitare che, in futuro, possano ripetersi gli stessi errori, che hanno portato al fallimento del pretenzioso progetto di “esportare la democrazia” in quella regione tormentata. Gli Autori, rispettivamente, etnologo e giornalista, entrambi appartenenti alla riserva selezionata dell’Esercito italiano, addestrati alle operazioni psicologiche, raccontano, in prima persona, la propria personale esperienza sul campo, negli anni successivi all’inizio della missione NATO. Sì, perché la storia è fatta e vissuta dai singoli individui, dalle migliaia di destini umani che si sono intrecciati nello stesso luogo, su quella terra che, per gli abitanti suolo patrio, è divenuta anche per noi stranieri, in qualche misura, familiare. Non possiamo e non vogliamo nascondere la nostra sofferenza di fronte al pensiero che sia stata mortificata la speranza in un futuro migliore ma, al tempo stesso, confidiamo in coloro che saranno capaci di compiere un gesto di concreta solidarietà, per quella parte del pianeta che, martoriata da secoli di sofferenza, aveva trovato un po' di serenità grazie anche all'impegno di noi Italiani. Con doveroso rispetto nei confronti di coloro che sono partiti credendo, come noi, nella bontà della missione e non sono più tornati, ci uniamo in un commosso ricordo di tutti i Caduti militari e civili di questa ennesima tragedia umana.
Cittadinanza attiva, l’origine che non ti aspetti!
La sussidiarietà orizzontale come principio costituzionale e modello nel pensiero e nell’azione educativa di Danilo Dolci
Enrico Pintaldi
pagine: 294
L’attuazione pratica dell’articolo 118, ultimo comma della Costituzione, è il naturale proseguimento dell’opera intrapresa da Danilo Dolci, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Basta ripercorrere alcune delle tappe più significative del suo impegno civile, in una delle regioni più svantaggiate d’Italia, per ritrovare gli stessi tratti caratteristici delle iniziative di amministrazione condivisa promosse, ai giorni nostri, dai sostenitori del ruolo attivo della cittadinanza. È il tentativo di affrancare dalla schiavitù delle deleghe l’uomo, inteso come creatura, nell’accezione latina di persona in procinto di creare. Da una parte, il decisore pubblico che favorisce l’azione, dall’altra, l’autonoma iniziativa dei cittadini. Il perfetto bilanciamento tra questi due elementi costituisce l’optimum della sussidiarietà orizzontale. Un’idea regolativa, in senso kantiano, che ha consentito di orientarsi fra le tante sperimentazioni, già vive ed operanti in molti contesti locali. Così, è stato possibile evidenziare che baratto amministrativo e patto di collaborazione, non trovano spazio sullo stesso gradiente. Essi, contaminati, in misura diversa, da eccessi di ingerenza privatistica e/o pubblicistica, non sono in antitesi. Il primo, di grado certamente inferiore, in un’ipotetica scala di applicazione della norma costituzionale, può essere contenuto nell’altro ma non viceversa. In altre parole, ogni volta che il comportamento del cittadino è, in qualche modo, indotto dal pubblico, viene sì meno quella spontaneità che deve informare di sé l’autonoma iniziativa ma non fino al punto di minare del tutto lo spirito della legge. Talvolta, infatti, la condivisione di responsabilità può sfociare nell’esercizio di buone pratiche, utili alla tutela dell’interesse generale. Basti pensare alla collaborazione civica richiesta nella raccolta differenziata dei rifiuti. La sussidiarietà orizzontale è un meta-principio con “licenza” di mettere ordine. Un criterio che non prescrive contenuti materiali in forma diretta ma offre programmi da attuare con modalità diverse da quelle formalistiche, proprie della scienza giuridica tradizionale. È l’affermazione delle norme di organizzazione, frutto dell’azione degli uomini, su quelle di condotta, effetto della progettualità politica. Esso è anche “imbevuto” di quella plurisoggettività che richiama, alla stregua della complessità del reale, un approccio epistemologico adeguato. La transdisciplinarità è la sfida del terzo millennio. Un luogo magico in cui le persone coinvolte, sebbene abbiano competenze diverse, lavorano insieme come fossero una squadra, escludendo che la posizione di una possa prevalere su quella delle altre. Il testo, articolato in due parti (Baratto amministrativo e patto di collaborazione, espressioni diverse del principio di sussidiarietà orizzontale? - Danilo Dolci profeta della rivoluzione collaborativa,maieuta dello Stato-comunità e paladino della giustizia ambientale), è stato estratto dal project work, presentato all’esame finale del master universitario in scienze della pubblica amministrazione, sostenuto in quel di Roma, il 10 dicembre 2019. Il saggio non ha alcuna pretesa accademica ed è rivolto sia agli operatori del settore che alla platea dei cittadini.
Rinnovare rappezzando, conservare rimandando!
Scritti brevi di diritto tributario
Enrico Pintaldi
pagine: 80
Rinnovare rappezzando, conservare rimandando è lo slogan che ha caratterizzato la politica fiscale italiana, fin dalle origini. Esigenze di profilo politico, comprese quelle di "far cassa", il frequente ricorso a provvedimenti urgenti e necessari, non consentono al legislatore fiscale di realizzare un sistema unitario. Non a caso, manca ancora un codice comune che agevolerebbe l'interpretazione. In presenza di una legislazione alluvionale e confusa, si assiste ad una sorta di "abdicazione" in favore degli interpreti e, in generale, della giurisprudenza. Non a caso, si parla di giudici tributari "creatori di diritti" o "costruttori di ordinamenti".