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Paola Urbani

Paola Urbani
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Paola Urbani Paola Urbani e nata nell'Aprile de! 1952 a Roma nel quartiere di San Lorenzo ed abita tuttora a Roma. Negli anni Settanta, completati gli studi classici, si iscrive alla Facoltà di Filosofia e si appassiona allo studio dei filosofi greci e di Platone. Frequenta lezioni di Logica Matematica, Storia Medioevale, Dottrine Politiche, Economia Politica, Etnologia ed Antropologia culturale, ma interrompe gli studi dopo tre anni per intraprendere un lungo percorso psicanalitico in cui la scrittura avrà un ruolo importante. Inizia quindi a lavorare presso l'Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà, dove lavora anche Aniello, che sposa ed ama fino alla sua recente scomparsa. Fondamentale tappa del cammino letterario l'incontro con alcuni tra i maggiori poeti del mondo moderno, come Pablo Neruda, Mario Luzi, Alda Merini, Cesare Pavese, Attilio Bertolucci, Sandro Penna, Octavio Paz, Paul Valery, Wislawa Szymborska, Eugenio Montale e tanti altri, compagna di viaggio la rivista "Poesia", edita da Crocetti.
Un impulso importante alla scrittura le viene dagli assidui, affettuosi insegnamenti del poeta e critico letterario Plinio Perilli, nonchè dai corsi tenuti dalla Fondazione Premio Montale.
A seguito di queste frequentazioni culturali ha partecipato al Premio Montale dell'anno 2000, quale componente della giuria. Paola Urbani pubblica per la prima volta queste sillogi con le edizioni ETABETA

Libri dell'autore

Lyrika

Paola Urbani

pagine: 62

LYRIKA nasce come libretto d’opera, strutturato in scene in cui i personaggi narrano la storia di un esperimento di clonazione. Il racconto si avvale di momenti corali che evidenziano le criticità degli eventi. L’opera vuole essere una storia “cantata” come quelle degli antichi Aedi che si accompagnavano con la Lyra, da qui il nome Lyrika; tuttavia è moderna poesia influenzata da ritmi della musica rock e Rap; la dimensione musicale del linguaggio è alla base della composizione verbale. Questo libro vuole essere un umile omaggio a cantori antichi e moderni, da Cielo d’Alcamo e Bob Dylan, il primo, menestrello dell’amor cortese, il secondo, sognatore e poeta, moderno cantore di ideali di pace, fratellanza e uguaglianza.
14,00 13,30

17,00 16,15

Poeta è una parola

Paola Urbani

pagine: 68

Si, è vero, poeta è solo una piccola parola, ma fa paura, perché divide me dagli altri, ti relega in un mondo a parte, diverso, facendoti sentire solo in ogni occasione, solo anche tra altri poeti, perché ognuno è una voce unica, inimitabile, vicino invece, per assurdo, a chi ha un animo poetico e non ha bisogno di versi per esprimerlo. A volte, con acredine e tristezza, mi rivolgo a poeti conosciuti per caso, commento concorsi letterari importanti, premi ambiti, riflettendo sul significato profondo dello scrivere che, da qualche decennio, sembra perdersi nell' erudizione o in sperimentalismi che dall'animo sono passati ad esaltare l'etimo. Personalmente amo entrare in punta di piedi nel mondo dei lettori, dedicando poesie ai semplici, alle persone più umili o ad una giovane allieva, solare e distratta dall'amore; visitando un mondo sognante, abitato da stelle e pianeti con un futuro azzurro come i jeans.
14,00 13,30

Mio padre faceva il ferroviere

Paola Urbani

pagine: 44

La presente raccolta di poesie si compone di tre sillogi: “Mio padre faceva il ferroviere” attraverso un costante riferimento all’universo familiare ed a vicende narrate o realmente vissute, mostra una personale concezione della vita e della morte in cui anche le stelle, pur misteriose, assumono un ruolo affabulatorio: "...impellicciate, minuscole spie russe", per tornare ad essere simbolo di mondi finiti “Siamo finiti e piccoli, scatole di cenere/ …..stelle effimere che vivono d’altezza.” Le poesie di questa silloge intendono svelare la dimensione umana di particelle del cosmo (Le particelle elementari di Houellebecq) un immenso in cui il tempo è fermo e determinato “e restano per sempre certe spine” C’è comunque uno sguardo al futuro, attraverso la lente di una vita appena sbocciata, infantile: “Se muoio e qualcuno vuol sapere di me…/ cosa dici?” e la speranza di una catarsi dell’anima.  “Angeli” risente dell’incontro con il profondo, vi emerge un sé risanato, nell’odio si distingue un’altra faccia del dolore, “tendono l’ala bianca come un’ombra/ per separare l’odio dal dolore”. Il sé giunge al “lutto trasognato” di chi cerca un amore introvabile, perso in un panorama lunare “ed ora che non sei/ come la luna anch’io mi sento sola”. Questa nuova coscienza, filtrata dalla poesia, s’intende con realtà silenti e concrete “lavora con metodologia, progetta candide mura”, unisce popoli diversi “Italia e Russia: cosacchi e mandolini”, travalica confini attraverso condizioni ed idee comuni “para el lavoro insieme estamos aqui/ tu cuciniera, poeta io dell’ideale” fino a dissolversi in un cielo di “nuvole  infantili”,  in una natura amica “e ti consola l’erica in giardino/ il gatto nero dagli occhi color ocra” che lo libera dalla razionalità “ed assomigli a quelle canne di bambù gentili/ libere in aria, un po' sconclusionate”. La catarsi infine prende corpo nella silloge “Voglio Ricordarmi”. La silloge, che dà il titolo al libro, si avventura attraverso le vie del Karma e gli incontri durante il percorso, sono tappe di questa cammino “voglio ricordarmi della tua fiducia…voglio sapere se mi stai pensando” e vanno ricordate come vita che tende al trascendente, amore che non si dissolve con la morte; le anime restano unite da piccoli episodi familiari “Tu dormi d’altronde e ti sfiora un sorriso” “abbigliati in antichi costumi, tu da Tenno, imperatore di un regno ormai finito”, ma qui non si ripropone un finito che è solo materia, bensì una fine che diventa eternità, un amore eterno fino alla fine del mondo, come quello rivendicato sulla tomba dei due sposi del monastero di Alcobaca.
14,00 13,30

 

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