La presente raccolta di poesie si compone di tre sillogi:
“Mio padre faceva il ferroviere” attraverso un costante riferimento all’universo familiare ed a vicende narrate o realmente vissute, mostra una personale concezione della vita e della morte in cui anche le stelle, pur misteriose, assumono un ruolo affabulatorio: "...impellicciate, minuscole spie russe", per tornare ad essere simbolo di mondi finiti “Siamo finiti e piccoli, scatole di cenere/ …..stelle effimere che vivono d’altezza.” Le poesie di questa silloge intendono svelare la dimensione umana di particelle del cosmo (Le particelle elementari di Houellebecq) un immenso in cui il tempo è fermo e determinato “e restano per sempre certe spine” C’è comunque uno sguardo al futuro, attraverso la lente di una vita appena sbocciata, infantile: “Se muoio e qualcuno vuol sapere di me…/ cosa dici?” e la speranza di una catarsi dell’anima. “Angeli” risente dell’incontro con il profondo, vi emerge un sé risanato, nell’odio si distingue un’altra faccia del dolore, “tendono l’ala bianca come un’ombra/ per separare l’odio dal dolore”. Il sé giunge al “lutto trasognato” di chi cerca un amore introvabile, perso in un panorama lunare “ed ora che non sei/ come la luna anch’io mi sento sola”. Questa nuova coscienza, filtrata dalla poesia, s’intende con realtà silenti e concrete “lavora con metodologia, progetta candide mura”, unisce popoli diversi “Italia e Russia: cosacchi e mandolini”, travalica confini attraverso condizioni ed idee comuni “para el lavoro insieme estamos aqui/ tu cuciniera, poeta io dell’ideale” fino a dissolversi in un cielo di “nuvole infantili”, in una natura amica “e ti consola l’erica in giardino/ il gatto nero dagli occhi color ocra” che lo libera dalla razionalità “ed assomigli a quelle canne di bambù gentili/ libere in aria, un po' sconclusionate”. La catarsi infine prende corpo nella silloge “Voglio Ricordarmi”. La silloge, che dà il titolo al libro, si avventura attraverso le vie del Karma e gli incontri durante il percorso, sono tappe di questa cammino “voglio ricordarmi della tua fiducia…voglio sapere se mi stai pensando” e vanno ricordate come vita che tende al trascendente, amore che non si dissolve con la morte; le anime restano unite da piccoli episodi familiari “Tu dormi d’altronde e ti sfiora un sorriso” “abbigliati in antichi costumi, tu da Tenno, imperatore di un regno ormai finito”, ma qui non si ripropone un finito che è solo materia, bensì una fine che diventa eternità, un amore eterno fino alla fine del mondo, come quello rivendicato sulla tomba dei due sposi del monastero di Alcobaca.
Biografia dell'autore
Paola Urbani

Un impulso importante alla scrittura le viene dagli assidui, affettuosi insegnamenti del poeta e critico letterario Plinio Perilli, nonchè dai corsi tenuti dalla Fondazione Premio Montale.
A seguito di queste frequentazioni culturali ha partecipato al Premio Montale dell'anno 2000, quale componente della giuria. Paola Urbani pubblica per la prima volta queste sillogi con le edizioni ETABETA